QN - LA NAZIONE - uscita del 12/01/2016
Un luogo, un’anima
Tra le pieghe del passato le prospettive del futuro
UNICITA' SOCIANA
Carattere e spirito: dentro il “filo” della memoria
E' suggestivo giungere in un paese e osservare che un negozio ultra moderno ha sede in una piazza stile barocco, vicino ad un museo d'arte rinascimentale. Così è Soci: Piazza Garibaldi il cuore, cinema, pizzerie, lavanderie, centri di telefonia, caffè culturali intorno. Strana commistione che però potrebbe aiutarci a capire come, nel tempo, si è evoluto questo luogo. Se tutto ha la sua specificità quella che ci differenzia, anche Soci non fa eccezione e il suo DNA risiede nel fascino nascosto di borghi e campagne in cui nessuno si aspetterebbe di trovare una storia così interessante. A raccontarla è ora l’austera Mausolea, antica proprietà dei frati Camaldolesi, poi divenuta scuola statale secondaria e infine ritornata ad essere luogo dalla vocazione agricola e di ricerca. E’ il berignale, un canale che alimentava in tempi remoti le gualchiere per la sodatura di panni di lana, archetipo di quel tessuto che meglio incarna la tipicità toscana: il panno Casentino. O ancora il lanificio, attivo dal 1848 dove oggi l’artigianato di un tempo si coniuga alla ricerca, alla sostenibilità, alla creazione in microfiliere di nuovi manufatti attenti alle richieste del tessile. Questa memoria colma le lacune prodotte dal tempo, ma alla sua unicità contribuisce anche il presente e pure la scuola, noi ragazzi impegnati a realizzare il nostro futuro sapendo che solo la bellezza salverà il mondo.
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CASA ROSSI: uno scrigno di preziose memorie
Tracce di vita rurale, modelli socio- culturali, versatilità di una terra
La storia di Soci è racchiusa in un luogo di ricordi, che si apre entrando nel granaio dell'azienda agricola della famiglia Rossi: l’ecomuseo rurale di Casa Rossi. Qui inizia un affascinante viaggio nel mondo mezzadrile della nostra valle. Oggetti, utensili, strutture agricole antiche ci accompagnano in un magnifico sentiero lungo gli argini dell'Archiano. La collezione, racconta il proprietario, raccoglie circa 3.000 oggetti e documenti riferiti alle pratiche agricole mezzadrili del Casentino, perciò da concepirsi come un laboratorio sulla tradizione e sulla cultura locale, da ricondurre alla storia di Soci di cui testimonia la dimensione materiale. Gli strumenti agricoli esposti, i documenti, i libri contabili, i testamenti, persino le quietanze di pagamento, i disegni, le fotografie tracciano la nostra matrice rurale custodendo così la memoria del modello socioculturale che è stato per secoli la base della vita economica della Toscana. La raccolta recupera tutte quelle testimonianze di attività ormai scomparse come la coltivazione e lavorazione della canapa, la coltivazione del cardo dei produttori di lana, conserva anche antichi lavori, con attrezzi per le colture del passato sia collinari che della pianura, come quella del gelso, insieme ad utensili per le attività collaterali dei fabbri e dei falegnami, o degli impagliatori e, non ultimo, fornisce diversi spunti di riflessione intorno alle sorprendenti risorse della natura, all’ingegno e alla fantasia degli uomini che oggi possono valorizzare, rilanciare l’agricoltura, innovarla e farne una leva importante del futuro.